MARVEL IT PRESENTA

Storia consigliata a un pubblico adulto

 

Un’installazione militare segreta

Sei super-criminali latitanti, un tempo agenti dell’organizzazione criminale chiamata Villains LTD.

Switch, il teleporta. Shades, l’ombra vivente assassina. Pathfinder, la mutante superforte che può rintracciare chiunque. Insomnia, la cecchina dal metabolismo accelerato. Turbine, velocista armato di lame letali. Slim Snake, mutaforma Deviante.

Ognuno di loro ha una fedina penale considerevole ed una taglia da centinaia di migliaia di dollari sulla testa.

Di fronte a loro Augustus DeCeyt, fondatore della Villains LTD. Un uomo di mezz’età senza alcun potere, se si esclude la totale assenza di emozioni e scrupoli. Ognuno dei super-criminali potrebbe ucciderlo con una facilità disarmante.

-Allora, qual è la vostra decisione? Vi ricordo che i miei uomini stanno per scatenare la Terza Guerra Mondiale, e che i naniti nei vostri cosiddetti cervelli vi impediscono di fare alcunché per fermarmi. L’unica soluzione logica è unirsi a me.

-Ti credi furbo, vero? – chiede Switch.

-Sono uno degli uomini più intelligenti del pianeta, mister Freeman – risponde DeCeyt.

-Già, ed io non ho neanche finito il liceo. So che ci vuole un mostro del tuo calibro per sventare un tuo piano – continua Switch, estraendo dalla cintura una busta bianca malamente ripiegata. La apre con tutta calma, suscitando l’interesse non solo di DeCeyt ma anche dei suoi compagni.

-Qualche tempo fa siamo stati in un’altra linea temporale dove viveva un altro DeCeyt, molto diverso da te. Ci ha dato questa busta.

Gli occhi di DeCeyt si spalancano, e la sua mente comincia a lavorare furiosamente. E’ impossibile che abbia trascurato un dettaglio! [1]

-“Il vostro vecchio capo non ha controllo su di voi, a meno che non glielo permettiate”. Lo sai cosa credo intendesse?

Switch estrae una pistola da un portale di teletrasporto, puntandola dritta in mezzo agli occhi di DeCeyt.

-I tuoi naniti sono un bluff. Perché non vediamo cosa succede se ci scambiamo di ruolo, e noi rendiamo la tua vita un inferno?

 

Villains LTD

#57

RETURN OF THE VILLAINS

di Fabio Furlanetto

 

Un raggio laser taglia la pistola di Switch: è il primo segnale dell’attivazione del primo dei sistemi di sicurezza. Normalmente DeCeyt si vanterebbe di quanto è stato prevedibilmente geniale installarne così tanti anche nel luogo più sicuro della sua organizzazione, ma è anche abbastanza intelligente da sapere benissimo di non avere un solo istante da perdere.

Chiude gli occhi per anticipare il lampo di luce abbagliante pensato per impedire a Shades di ucciderlo con un solo sguardo, e fugge afferrando da un pannello nascosto una maschera antigas.

Il gas nervino viene pompato all’interno della stanza alla massima velocità, ma anche questo non è abbastanza per evitare che Turbine ruoti su se stesso così rapidamente da sollevare un vento capace di allontanarlo dalle vittime designate; un portale di Switch deposita il gas in un luogo più sicuro (una delle vecchie basi di DeCeyt, tanto per stare tranquilli).

-Dove cazzo è andato? Non vedo un accidenti – si lamenta il teleporta, i cui occhi sono ancora in fiamme.

-Da quella parte – rispondono all’unisono Pathfinder, Slim Snake ed Insomnia, gli unici tre presenti a non aver avuto problemi con il lampo luminoso (per potere mutante, fisiologia Deviante e speciali occhiali da sole rispettivamente).

-Seguitelo voi; noi dobbiamo occuparci degli uomini di DeCeyt – ordina Switch.

-No. Il piano era uccidere DeCeyt – protesta Shades.

-E se nel frattempo il suo piano funziona ed i suoi riescono veramente a lanciare tutti i missili nucleari del pianeta?

-Cose che capitano – alza le spalle l’uomo-ombra.

-Ammesso che non stia mentendo. Mentiva sui naniti del resto – sottolinea Insomnia.

-Perché dobbiamo occuparcene noi, che lo salvi qualcun altro il mondo – insiste Turbine.

-Switch ha ragione – rompe il silenzio Pathfinder.

-Una cosa che non si sente dire tutti i giorni – commenta Shades.

-Gli eroi non hanno il tempo di reagire. DeCeyt si è inventato la scusa dei naniti per impedirci di intervenire perché sa che possiamo fermarlo. Noi tre possiamo tenerlo a bada – spiega la mutante.

Switch fissa Pathfinder negli occhi: i due non si sono sempre trovati d’accordo, ma sanno che quando conta veramente possono sempre contare l’uno sull’altra.

-Qualunque cosa accada, non fartelo scappare – ordina Switch, creando un portale nero dentro cui scompare assieme a Shades e Turbine.

Insomnia imbraccia il proprio fucile da cecchino, pregustando già il prossimo sparo.

-Bene, da che parte...

Non termina la frase, distratta dal calcio di Pathfinder che scaglia il fucile contro il soffitto. Nonostante i propri riflessi superumani, Insomnia è così sorpresa da questa azione imprevista da non evitare il pugno in faccia ricevuto dalla donna.

Pathfinder scuote la mano per alleviare il dolore: usare le mani non è veramente il suo stile, ed infatti riesce a mettere KO Insomnia solo con un altro calcio.

-Che ti è saltato in testa!? – chiede Slim Snake saltando addosso a Pathfinder; se volesse ucciderla potrebbe graffiarla con i propri artigli avvelenati. Ma gli artigli sono retratti e non fa in tempo a fare nulla prima di ricevere un calcio allo sterno abbastanza forte da rompere più ossa.

-Porto a termine la missione – spiega glacialmente Pathfinder, colpendo il Deviante alla base del cranio. Se lui fosse un essere umano sarebbe già morto, ma Pathfinder conosce i suoi limiti ed infatti continua ad avvertire l’attività del suo cervello.

-Uccidere DeCeyt – conclude.

 

Un calcio si abbatte sulla parete con la forza di un treno in corsa. L’impatto è così forte da aprire vistose crepe sul soffitto e far barcollare DeCeyt, che incespicando si dirige disperatamente verso il centro di comando secondario.

Pathfinder calpesta le macerie e procede, lo sguardo fisso sull’uomo di mezz’età il cui cuore batte all’impazzata mentre inserisce i codici di comando.

-Vicolo cieco, DeCeyt. Costa stai cercando di attivare, un’altra arma finale?

-Lei è sempre stata perspicace, miss Mathers, nonostante la patologica mancanza di immaginazione.

Una dozzina di schermi si accendono all’unisono, e adesso è il cuore di Pathfinder a sussultare. Le immagini mostrano un’adolescente imbavagliata legata ad una sedia, con il terrore negli occhi e due uomini incappucciati che le puntano fucili alla testa.

-Abby...

-Un vero peccato che il potere mutante di sua sorella di ascoltare le onde radio non abbia applicazioni offensive. Lei è sempre stata la mia cavia preferita, miss Mathers: il giorno in cui completerò il mio lavoro di studio della mente umana, la sua capacità di mettere da parte ogni principio morale sarà il fulcro del mio capolavoro. Ma per quanto io l’abbia manipolata, raggirata e ferita, il suo bene più caro è sempre stato ciò che resta della sua disgraziata famiglia. Ed ora, pur di salvare la signorina Abigail, mi lascerà andare.

-E’ un trucco, l’ennesimo sporco trucco – nega Pathfinder.

-Lei può rintracciare chiunque, signorina Mathers. Lei sa che sua sorella ora non si trova alla scuola Xavier in cui l’ha lasciata. Sa che non mento. E sa che il tempo dell’indecisione è finito.

Pathfinder osserva lo sguardo impassibile e vuoto di DeCeyt, privo di ogni emozione ed umanità. E stringe i pugni così forte che le unghie tagliano il palmo della mano.

-Per una volta hai ragione, bastardo.

Augustus DeCeyt sorride. Il concetto di aver anche solo potuto dubitare dell’esattezza dei propri piani lo avrebbe divertito, se avesse potuto provare quest’esperienza illogica.

-Perdonami, Abby.

Il pugno che colpisce Augustus DeCeyt non è neanche lontanamente paragonabile ad un calcio di Pathfinder: riesce solo a fargli perdere due denti invece di staccargli la testa dal corpo.

La mente di DeCeyt accelera per decifrare ciò che è appena successo: va contro ogni logica, contro ogni suo studio delle psiche umana, ogni legge dell’universo che DeCeyt ha costruito attorno a sé.

Pathfinder si rivolge direttamente allo schermo, dove i due uomini armati che stanno osservando la scena dalla telecamera posizionata di fianco al monitor sono tanto sorpresi quanto DeCeyt.

-Io sono Pathfinder della Villains LTD. Lavoro da anni con i peggiori criminali del pianeta e posso rintracciare chiunque. Non esiste posto al mondo in cui possiate nascondervi da me. Torcete un capello a mia sorella ed il vostro cervello sarà una poltiglia spiaccicata sul ciglio della strada.

-Ridicolo! Non faresti mai una cosa del genere; non sei un’assassina – sottolinea DeCeyt, sputando sangue sul pavimento.

-Io sono Pathfinder della Villains LTD. Sono quello che tu mi hai resa. Ti credevi così intelligente, DeCeyt, da credere di potermi raggirare per sempre? Mi hai piegata, sì, ma non eri pronto a quello che sarebbe successo se non mi fossi spezzata.

Pathfinder fa un passo in avanti, e DeCeyt indietreggia fino a sbattere contro la sedia di comando.

-Ora giochiamo a carte scoperte, DeCeyt. Niente più trucchi, niente più doppio gioco, niente più ricatti: soltanto tu ed io. Guardati: un vecchio pazzo senza amici e senza alleati, rannicchiato su un trono troppo grande anche per te. Al contrario di quello che hai sempre pensato, io sono molto più forte di te.

Pathfinder spinge il piede sul petto di DeCeyt, facendo ribaltare la sedia di comando. DeCeyt afferra lo stivale della donna, usando tutte le proprie forze per sollevarlo, ma è come cercare di spostare un camion a mani nude. La pressione gli rende difficile respirare.

-Che cazzo sta succedendo!? – chiede una voce familiare.

 

Edward Freeman alias Switch ha già visto questa scena mesi fa, a Londra [2]. Allora ha impedito a Pathfinder di uccidere DeCeyt; sebbene si sia già dato la colpa di non aver ucciso DeCeyt a tempo debito, non si è mai rammaricato di impedire che l’amica diventasse un’assassina come lui.

-Finder, che stai facendo?

-Giustizia – risponde la donna, coprendo il rumore di una costola che si spezza.

L’urlo lanciato da DeCeyt è assordante e scomposto. Ma non è questo suono raccapricciante a far rabbrividire Switch fino al midollo: è l’espressione serena sul volto di Pathfinder.

-Lascia che ci pensi io, o Shades. Non lasciare che DeCeyt vinca.

-Non è un essere umano, Switch. E’ una cosa vuota senz’anima, un guscio pieno d’odio.

-Io sono...il futuro...voi non siete...che cavie... – riesce ad argomentare DeCeyt, prima di interrompersi per urlare dal dolore di altre due costole stritolate dalla pressione del piede di Pathfinder.

-Cristo santo, ‘Finder, così può bastare – cerca di fermarla Switch afferrandola per una spalla.

O almeno ci prova, perché i riflessi sovrumani di Pathfinder reagiscono troppo in fretta per il teleporta che riceve un calcio sufficiente a scaraventarlo contro una delle pareti ancora intatte.

O meglio lo farebbe, se Switch non creasse all’ultimo istante un portale in cui sparire.

Pathfinder ha dovuto lasciare la presa su DeCeyt per reagire, e quest’ultimo cerca di fuggire trascinandosi pateticamente sul pavimento.

-Guardati. Ancora adesso stai pensando a come cavartela. Com’è che ti facevi chiamare, quando ci siamo conosciuti? “Il miglior pianificatore del mondo?”

Pathfinder sposta il corpo di DeCeyt facendolo rotolare nuovamente in posizione supina, posizionando ancora il piede all’altezza del cuore. La gabbia toracica non ha quasi più modo di espandersi; i respiri di DeCeyt si fanno sempre più brevi e rapidi.

Switch ricompare da un nuovo portale, fradicio per il tuffo nell’Hudson che ha attutito il colpo ma illeso. Ci sono mille modi con cui potrebbe fermare Pathfinder...creare un portale sotto di lei o sotto DeCeyt, allagare l’intera stanza, teleportare qui i Vendicatori. Ma non l’ha mai vista così assetata di sangue...no, non ha mai visto nessuno così tanto desideroso di uccidere un altro essere umano.

Nemmeno Insomnia. Nemmeno Shades.

-Stanne fuori, Switch – intima la donna.

-Non ne hai...il coraggio... – rantola DeCeyt.

-Credo di sapere qual è il modo peggiore di morire per uno come te, DeCeyt: sentire il proprio cervello spegnersi un po’ alla volta. Hai sempre avuto un vantaggio contro di noi...hai sempre saputo come sfruttare quello che ci sta a cuore, mentre tu non ne hai mai avuto uno.

-Non ho bisogno...di un cuore...io sono...Augustus DeCeyt...

-Allora trova un piano per sopravvivere senza, stronzo.

Pathfinder spinge fino in fondo il piede.

 

La gabbia toracica si spezza. Il cuore si schiaccia come una spugna, affondando attraverso i polmoni. La spina dorsale si infrange come il vetro. Sotto la pressione dello scarpone della donna, il cemento armato prende la forma della suola.

Accompagnato da un orribile suono poltiglioso, uno schizzo di sangue caldo risale la gamba di Pathfinder e ne ricopre il corpo con infiniti proiettili rossi.

Augustus DeCeyt giace a terra con un buco orribile al posto del cuore, come è stato per tutta la sua vita. Nonostante l’immensa perdita di sangue e lo shock indescrivibile, il suo magnifico cervello resta aggrappato alla vita per pochi preziosissimi secondi.

Ed il suo ultimo pensiero, l’ultima scintilla elettrica di cui il potere di Pathfinder avverte la presenza, è che la mente umana è infinitamente più complessa di quanto un uomo senz’anima possa comprendere.

 

Quando finisce di vomitare, Switch nota per prima cosa che i due uomini armati che sorvegliavano Abby sono spariti dello schermo. Saggia decisione.

Quando ha nuovamente il coraggio di guardare la propria amica, questa sta rimettendo in piedi il trono di DeCeyt.

Vorrebbe dire qualcosa, ma non sa trovare le parole. Quella donna ricoperta di sangue che si siede sulla poltrona di comando ha un’espressione vacua, nonostante le lacrime che scendono sul viso.

-E adesso? – riesce a dire Switch con voce incerta.

-Recupera un campione di sangue. Slim Snake può duplicarne il DNA, potrebbe servirci per aggirare qualche sistema di sicurezza. Vallo a prendere e poi metti al sicuro Abby.

L’immagine della sorella scompare dagli schermi, per lasciare spazio ad un’interfaccia digitale.

-Pathfinder...hai appena ucciso DeCeyt...

-Andava fatto – taglia corto la mutante, attivando il sistema di trasmissione radio.

Quando parla, la sua voce viene ripetuta e distorta in modo innaturale...esattamente allo stesso modo con cui lo era stata la voce di DeCeyt [3]

-Parla il Direttore. L’operazione è annullata; c’è stata una infiltrazione di agenti ostili. Tutte le missioni in corso sono in sospeso in attesa di una mia personale valutazione; voglio un aggiornamento completo entro le prossime 24 ore. Direttore, chiudo.

Disattivata la radio ed esaurito il rush di adrenalina, Pathfinder si porta le mani alla faccia per ripulire gli schizzi di sangue. Si aspetterebbe di piangere, ma dietro alla stanchezze c’è solamente un enorme vuoto incolmabile.

Switch si avvicina cautamente, appoggiandole una mano sulla spalla.

-Abbiamo vinto – le dice.

Dal trono di Augustus DeCeyt, Imperatore del Crimine, può vedere solo le rovine di un impero ed il cadavere martoriato di un vecchio pazzo.

-Sì...abbiamo vinto – ripete lei, con lo sguardo perso ad un milione di miglia.

 

SEI MESI DOPO

 

Il sole sta tramontando su una piccola isola dimenticata dal mondo. Talmente dimenticata da essere sfuggita a qualsiasi regolamentazione finanziaria, rendendola uno dei più lucrativi paradisi fiscali del pianeta.

Una motocicletta corre a tutta velocità tra le strade dell’unica città, infrangendo praticamente l’intero codice stradale. Frena bruscamente di fronte all’ingresso del più recente palazzo dell’isola, attirando l’attenzione delle due guardie private.

La donna che scende dalla moto non porta il casco. Quei pochi vestiti che indossa lasciano vedere tutti i tatuaggi, soprattutto le lettere LTD tatuate tra l’ombelico ed il diavolo parzialmente coperto dagli shorts a vita bassa.

-Sono in anticipo? Non vedo nessun morto – nota la donna, aggiustandosi gli occhiali da sole verdi.

Un vento improvviso solleva una nuvola di polvere; quando si ferma, un uomo vestito di pelle nera è a bordo della moto.

-Bella carrozzeria – si complimenta, prima di trovarsi un coltello militare appoggiato sulla carotide.

-Non. Un. Graffio – chiarisce la donna.

-Come dicevo, bella carrozzeria – ripete l’uomo con un fischio di apprezzamento per il fondoschiena della donna: è bastato un battito di ciglia perché si trovasse alle sue spalle.

-Sono in incognito. Dove sono gli altri? – chiede la donna.

-Freeman aveva un lavoro da fare; sono corso qui direttamente da Madripoor appena ho finito.

-Tanto vale entrare; figurati se Freeman passa dalla porta principale.

I due nuovi arrivati superano le guardie, lui mostrando un badge e lei il dito medio.

Come si addice ad una delle più lucrative ditte di spedizioni del mondo, la sede centrale della Shipping Unlimited è contemporaneamente funzionale ed impressionante.

-Devo concederlo a Leah, questa facciata sarà costata una fortuna ma è la cosa più lucrativa che abbiamo mai fatto – nota l’uomo, chiamando l’ascensore.

Le porte si aprono; la donna entra senza fare molta attenzione alla sua sosia perfetta avvinghiata ad un fattorino.

-Grazie per avermi fatto saltare la copertura – si lamenta la donna, la cui pelle diventa rapidamente verde e si ricopre di squame. In meno di un secondo, la donna è stata sostituita da un magrissimo uomo-serpente dai vestiti particolarmente succinti.

-Cazzo, Slim, ho appena mangiato – si lamenta l’uomo in giacca di pelle, mentre il fattorino si lascia scappare un urlo.

-Sì, ‘fanculo anche a te – lo saluta la donna, spingendo bruscamente il fattorino fuori dall’ascensore, riassestando il top e riallacciando i bottoni degli shorts.

Le porte si chiudono e l’ascensore parte. Ci sono alcuni secondi di silenzio, interrotti prima da un colpo di tosse dell’uomo-serpente e poi dalla donna:

-Look interessante, Cannon. Chi dovresti essere, Shades?

-Mi sto esercitando. “Moriremo tutti” – risponde l’uomo, pronunciando le ultime frasi con voce profonda e marcato accento tedesco.

La donna e l’uomo-serpente ridacchiano, prima che una voce profonda con accento tedesco aggiunga:

-Se ci tieni tanto, si può fare.

Senza alcun annuncio, un uomo biondo con occhiali da sole e ricoperto dalla testa ai piedi di pelle nera si trova alle loro spalle. Non c’è più niente da ridere.

-Shades. Ucciso qualcuno di interessante oggi?

-La giornata non è ancora finita.

L’ascensore si ferma. Dall’altra parte i quattro visitatori trovano un uomo in abiti civili uscire da un portale interdimensionale nero, dentro cui lancia una pistola con silenziatore.

-Scusate il ritardo – dice togliendosi la maschera.

-Come fa un teleporta ad essere sempre in ritardo? – si chiede la donna.

 

La donna dai capelli lunghi invita con un gesto i visitatori ad entrare; il rumore dei tacchi sottolinea tutti i suoi passi mentre continua a parlare all’auricolare.

-Mi rendo conto di quanto sia importante per lei, Primo Ministro, mi adopererò personalmente per risolvere la questione...ma lo sa che quell’area è piena di pirati, potrebbero essere necessarie molte risorse per chiudere rapidamente la questione. Sì, certo che accettiamo pagamenti su banche svizzere; la richiamerò appena ci saranno novità.

La donna dai capelli lunghi si avvicina alla scrivania, accarezzando l’urna cineraria e premendo un pulsante per passare all’altra chiamata.

-Sono il Direttore. Avete ricevuto le nuove armi? Ah, bene, mi fa piacere che siano di vostro gradimento. Come sarebbe a dire? Come fa metà del contenuto di una petroliera a svanire nel nulla? – chiede la donna, facendo segno “okay” a Freeman.

-Sì, certo che possiamo trovare una soluzione. Il 15% di commissione mi sembra più che equo. No, non è abbastanza. Avete un giorno per cambiare idea, ci pensi molto attentamente.

Un altro pulsante per trasferire la chiamata; la donna si siede sulla poltrona, facendo un cenno agli ospiti:

-Sono subito da voi, ragazzi. Sono il Direttore; ha presente quelle nuove armi sperimentali che sono sparite dalla vostra armeria il mese scorso? Posso darle il nome di chi le ha rubate, se è disposto a pagare a sufficienza. No, non credo possa, altrimenti le avrebbe trovate da solo. Sì, accettiamo pagamenti su banche latveriane. E’ sempre un piacere fare affari con l’AIM, Scienziato Supremo.

Finalmente la donna dai capelli lunghi si toglie l’auricolare.

-E’ bello rivedervi, gente. Ultimamente ho avuto un po’ di nostalgia dei vecchi tempi.

-Quando non eravamo ricchi sfondati e ci sparavano ogni giorno? – ricorda Slim Snake.

-Già, bei tempi – sospira Insomnia.

-Hey, siamo ancora tutti in azione. Solo senza costumi e mai in gruppo – puntualizza Turbine.

-Non è che abbiamo lavorato molto in gruppo in generale – aggiunge Switch.

-Quello è lui, vero? – chiede Shades, indicando l’urna sulla scrivania.

-Da uno degli uomini più ricercati del pianeta a fermacarte. Non avete idea di quanto fosse imponente la struttura messa in piedi da DeCeyt...mi piace l’idea di trasformare un’organizzazione creata con il solo scopo di torturarci in una macchina per soldi – spiega Pathfinder.

-A volte penso che sia un po’ troppo facile: faccio più soldi creando portali per la Shipping Unlimited che uccidendo le persone. Quando però torno a casa stracarico di soldi e di donne smetto di pensarci – chiarisce Switch.

-Non mi diverto ad ordinare omicidi – puntualizza Pathfinder.

-Dovresti – nota laconico Shades.

-Chi avrebbe pensato che saremmo arrivati a tanto – dice Turbine.

-Sì...chi ci avrebbe pensato – ripete Pathfinder, voltandosi per osservare la teca alle sue spalle.

Contiene due stivali che non ha più indossato da quel giorno; sono ancora sporchi di sangue.

No, non si sarebbe mai immaginata a capo di un nuovo impero criminale...non si è mai nemmeno considerata una vera e propria supercriminale. Forse anche DeCeyt non l’ha mai considerata tale: solo l’ennesima cavia.

Che cosa aveva detto DeCeyt? “La sua capacità di mettere da parte ogni principio morale sarà il fulcro del mio capolavoro”.

Possibile che l’esperimento abbia funzionato oltre ogni più rosea aspettativa dell’uomo più crudele del mondo?

Un pugno rompe la teca. Pathfinder appoggia gli stivali sporchi di sangue sulla scrivania. L’impatto di venti chili di stivali fa cadere a terra l’urna, e le ceneri di Augustus DeCeyt si spargono sul pavimento.

Pathfinder raccoglie i lunghi capelli in una coda di cavallo, e sorride ai propri sottoposti.

-Vi ho chiamati qui per discutere di un nuovo progetto. Lasciate che vi parli della Villains Unlimited...

 

 

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Villains Unlimited

prima o poi su Marvel IT

 

 

Note

Con un notevole ritardo rispetto all’ultimo numero, questa serie arriva alla propria conclusione.

Cominciata nel lontano (!) 2007, la serie ha spaziato un po’ in tutti gli angoli dell’universo Marvel IT con una nuova prospettiva ed un cast non sempre ben definito (tecnicamente parlando l’organizzazione che ha dato il titolo alla serie si è sciolta più di dieci numeri fa).

Con questo numero si conclude la serie, ma la storia del gruppo supercriminale più anomalo di sempre ha ancora un capitolo.

Come avete capito dalla conclusione c’è ancora qualcosa da raccontare...data la quantità di progetto Marvel IT non è facile dire quando rivedremo Switch, Shades, Pathfinder e compagnia.

Ma state certi che i criminali faranno ancora danni.

Nuff Said!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Ma chi ha letto il  #54 dovrebbe ricordarselo.

 

[2] Nel movimentato #50

 

[3] Nel numero scorso